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Naturale si o no?

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Messaggio Da Ellys Gio 2 Ott 2008 - 9:36

Perché scegliere fra medicina ufficiale e alternativa? Basta saper integrare le due terapie. - di Maria Pia Ceci

Antibiotici o propoli? Aspirina o oscillococcinum? Ansiolitici o fiori di Bach? Sono le domande che si pongono, oggi, molti pazienti, indecisi se scegliere le terapie naturali o la medicina ufficiale. "Da una parte c'è l'ironia del dottore, che sostiene che l'omeopatia è acqua fresca. Dall'altra, un metodo di cura che sento più sano, ma che forse non può sostituire del tutto l'altro", dice Grazia, una ragazza attratta dai rimedi naturali. Ma non esiste un modo per conciliare questi due mondi apparentemente opposti? L'omeopatia interessa in Italia 5 mila pazienti, che spendono 250 miliardi l'anno per osservare le prescrizioni di 7 mila omeopati. "Le varie espressioni della medicina - ufficiale e alternativa - per me sono alla pari, racchiuse sotto un unico ombrello, che è la cura attenta del paziente" dice Bruno Brigo, primario nel reparto di Rieducazione dell'Ospedale di Borgonuovo di Verona e presidente dell'Organizzazione Medica Omeopatica Internazionale. "Il dubbio è antico. Già nel Nei King So Ouenn, uno dei testi base della medicina cinese risalente al terzo millennio avanti Cristo, si trova la scena dell'imperatore che chiede al medico perché mai ci debbano essere diversi metodi di cura, se l'uomo è lo stesso e le malattie non cambiano. Si sente rispondere che è vero che l'uomo è sempre lo stesso, ma cresce e vive in contesti e con abitudini differenti. Il bravo dottore conosce le varie metodologie terapeutiche e applica la più adatta. Ecco, anche oggi si può affermare che c'è un tempo per curare in un modo e uno per un altro". Per il medico, conciliare terapie diverse è più facile: basta avere la mente aperta, informarsi. Più difficile per il paziente. "Chi si sente deriso dal medico di base è tentato di ricorrere ad altre terapie in clandestinità: questo significa ridurre il medico a prescrittore di ricette, e rischiare di non assumere farmaci importanti quando la situazione lo richiede", commenta Bruno Rimoldi, medico psicosomatico di Firenze. "Anche perché nessun serio omeopata o fitoterapista consiglierà a un paziente di abbandonare totalmente la medicina tradizionale: sarebbe molto scorretto. Sappiamo bene che vi sono patologie, a cominciare da quelle neoplastiche, per le quali non vi sono rimedi omeopatici validi". La soluzione dunque non è disertare il medico di base, ma cercarne uno più sensibile, che conosca le terapie naturali, sia disposto a collaborare con il collega omeopata o fitoterapeuta. Una strada che consente di arrivare a una vera "medicina integrata". "Qualcosa si sta muovendo", aggiunge Brigo. "Nel '96 la Federazione Nazionale dell'Ordine dei Medici ha inviato ai presidenti degli Ordini Regionali una direttiva che li invitava ad "aprire" alle medicine naturali. In città come Palermo, Roma, Verona, Brescia, Vicenza sono iniziate serate informative, incontri e scambi fra medici e omeopati o fitoterapeuti". In paesi come Francia e Inghilterra, molte terapie naturali sono rimborsate dal servizio pubblico. Quando in Italia?

Fonti: http://dweb.repubblica.it/dweb/1998/06/23/rubriche/salute/102sal106102.html
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